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27-09-2019 Brexit e trasferte dei lavoratori dipendenti – Prima parte

La confusione sul tema Brexit, in particolare con lo scenario no deal che si avvicina, è sempre più generalizzata, eppure, comunque vada, tante aziende sono ben consapevoli che i propri dipendenti dovranno effettuare delle trasferte in UK anche dopo il 31/10/2019.

Molte aziende italiane hanno installato impianti e macchinari ad elevata tecnologia di loro produzione in UK garantendone la manutenzione e riparazione e sanno che dovranno intervenire su base regolare oppure con scarsissimo preavviso in caso di emergenza

Che ne sarà di assistenze e garanzie?

Sappiamo benissimo che non essere in grado di effettuare un intervento in garanzia tempestivo o una riparazione nei tempi concordati può avere conseguenze molto pesanti.

Alcune imprese si stanno strutturando da tempo per affrontare il problema, che è molto più sentito dalla PMI perché spesso non ha la possibilità né la convenienza ad attivare una rete di assistenza in loco.

Gli imprenditori più attenti si stanno organizzando per offrire sempre maggiori servizi in teleassistenza e per costruire una rete di contatti sul posto ai quali subappaltare gli interventi.

Nonostante ciò, in caso di Hard Brexit, o Brexit no deal, il problema dei dipendenti da inviare nel Regno Unito si presenterà per tutti: attualmente l’area di libera circolazione di persone e beni include il Regno Unito, questo significa che le persone si spostano e lavorano senza necessità di visto, passaporto, controlli alla frontiera, e possono portare con sé senza formalità gli attrezzi di lavoro, i ricambi, il campionario e qualsiasi altro bene, funzionale o meno al servizio da prestare.

Le criticità interessano quindi sia lo spostamento delle persone che dei beni collegati alla trasferta.

Il problema riguarda anche l’impresa italiana che fruisce di servizi prestati da lavoratori del Regno Unito, che si troveranno di fronte a problematiche analoghe e potrebbero non essere in grado di fornire servizi e beni con la consueta efficienza e tempestività.

La checklist della Commissione Europea appena aggiornata, al punto 2 contempla proprio questi casi.

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