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20-11-2019 Internazionalizzazione, le debolezze delle imprese italiane

uali sono le debolezze delle PMI italiane quando si tratta di internazionalizzazione? Le imprese del nostro paese si distinguono spesso per spiccate caratteristiche di dinamicità. Tuttavia, affrontare un procedimento di internazionalizzazione richiede un approccio serio e metodico, oltre a punti fermi non derogabili.

Le criticità e le debolezze in 5 punti

  • Prima di tutto, per internazionalizzare serve una vera cultura dell’internazionalizzazione. Sembra quasi un’ovvietà, ma molte volte alla volontà di internazionalizzare non si accompagna la necessaria apertura mentale. Magari, ad esempio, per diffidenza verso le collaborazioni, che per affrontare un procedimento così critico e multisfaccettato sono fondamentali. Ma spesso, c’è anche timore di incontrare diversità linguistiche, istituzionali o culturali, inevitabili negli scambi commerciali a lungo raggio ma anche quando si parla di paesi molto vicini (abbiamo trattato su questo blog della situazione Italia-Germania).
  • Per aprire al commercio estero occorre un vero e proprio sistema informativo di marketing. Un insieme di persone, strumenti e procedure che raccolga, e gestisca informazioni sui potenziali clienti e mercati, allo scopo di costruire una struttura che offra dati accurati e aggiornati ai marketing manager.
  • C’è poi la vera e propria carenza informativa nei confronti delle caratteristiche dei mercati esteri, in termini di consumatori, normative, strumenti di comunicazione o canali distributivi
  • Ovviamente, la presenza di risorse umane specializzate, ma soprattutto multilingue è fondamentale. Purtroppo, le imprese italiane e il paese in generale si portano dietro una debolezza sulla conoscenza delle lingue straniere che parte sin dalle scuole dell’obbligo.

L’internazionalizzazione non può essere in altre parole considerata un qualcosa di “fatto e finito”. Rappresenta invece una costante da tenere ben presente in termini di approccio, filosofia e sviluppo aziendale.